Mediazione Facilitativa e Mediazione Valutativa

Ricostruire la relazione tra le persone per trovare una soluzione rapida al conflitto

Lo spirito della mediazione stragiudiziale civile e commerciale

La mediazione serve a regolare un conflitto riattivando la comunicazione, l’empatia e la creatività.

Nella mediazione facilitativa un mediatore facilita il dialogo tra due o più litiganti, permettendo loro di scambiarsi idee costruttive e di usare il buonsenso, per trovare soluzioni reciprocamente vantaggiose. Perciò, il mediatore è un facilitatore dell’accordo.

Nella mediazione valutativa un mediatore consiglia le parti sulle soluzioni che il mediatore ritiene più adeguate per risolvere il problema da un punto di vista pragmatico, anziché da un punto di vista giuridico o di equità.

Il DLgs 28/2010 (art. 1) prevede entrambi gli stili negoziali.

I mediatori civili e commerciali che lavorano con IFORmediate prediligono la mediazione facilitativa, che fornisce alle persone tempo e spazio per pensare ed elaborare idee nuove: per cambiare in autonomia, insomma; e per sapere che la soluzione al problema è ritenuta giusta, se ideata e scelta dai diretti interessati, anziché da un terzo.

Perché superare preconcetti e posizioni di principio

Le persone coinvolte in una lite rischiano di pensare che esista un’unica soluzione al problema e che il mediatore debba scoprirla e indicarla alle parti.

Quella mentalità irrigidisce gli atteggiamenti e impedisce di creare valore aggiunto durante il negoziato perché le persone iniziano a scartare “per partito preso” tutte le possibilità diverse dalle proprie idee, quando concentrano l’attenzione solo su certe opzioni. Invece, la psicologia insegna che bisogna ampliare il più possibile la sfera delle opzioni e il proprio “campo visivo”, per trovare soluzioni ad ampio raggio e capaci di “allargare la torta”.

Le persone che assecondano solo le proprie aspettative (o idee) rischiano di “girare a vuoto”, tornando sempre sui propri passi, proprio perché cercano solo ciò che già conoscono. Questo è uno dei motivi per cui certe persone litigano sempre, quando s’incontrano: è l’unico modo che conoscono per stare insieme e non fanno lo sforzo di sperimentare un modo diverso, perché la diversità (ciò che non si conosce) spaventa chiunque.

Alcuni professionisti, come avvocati o psicologi, tendono a considerare la mediazione civile come un processo giuridico o un percorso terapeutico. Lo fanno per abitudine (per deformazione professionale), ma anche per ancorarsi alle proprie certezze e per esorcizzare la paura di addentrarsi in un campo sconosciuto, come quello delle emozioni e della relazione interpersonale (anziché la relazione giuridica).

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Quale punto di vista adottare in una mediazione stragiudiziale e perché

Chi vuole conciliare una lite deve innanzitutto spostare l’attenzione dal problema alla relazione tra le persone coinvolte nel conflitto.

Le persone che litigano concentrano naturalmente ogni attenzione sul problema (e gli dedicano la maggior parte delle energie) perché pensano che risolverlo le farà sentire meglio, le libererà dalle preoccupazioni e riporterà la serenità perduta. Però, chi si concentra solo sul problema ci si invischia, lo rimugina, lo rende una presenza costante, che impedisce alla mente di lavorare in maniera efficiente e, quindi, di trovare soluzioni soddisfacenti. Ecco perché molti pensano alla mediazione come a un compromesso, ma sbagliano.

Un compromesso serve a scegliere il male minore tra le opzioni immediatamente disponibili o predisposte da qualcun altro. Invece, la mediazione civile serve a inventare soluzioni personalizzate e adattabili agli interessi di ogni partecipante.

Chi partecipa a una mediazione deve sforzarsi di recuperare innanzitutto la relazione interpersonale. Sforzo che alcune persone considerano inutile oppure “un’altra cosa” rispetto al problema. Invece, la relazione è la soluzione al problema. Infatti la lite scoppia perché le persone comunicano (o non comunicano) tra loro in un modo disturbato da varie interferenze: perciò, la soluzione sta in un modo diverso di comunicare.

La relazione coinvolge una serie di emozioni e di idee molto complesse, che creano stress e fastidio quando vanno in crisi. Quindi, le persone credono (inconsciamente) che discutere del problema (statico, razionale, controllabile...) sia più facile, rispetto a rielaborare l’insieme di emozioni, considerazioni, e convinzioni assimilate nel tempo. Insomma, le persone scelgono la via apparentemente più facile e meno stressante, ma che, invece, spreca energie e complica ancora di più la relazione e, quindi, irrigidisce ulteriormente la capacità di trovare soluzioni soddisfacenti.

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I metodi della mediazione stragiudiziale civile e commerciale

Affrontare il problema può sembrare meno stressante, rispetto a rielaborare la relazione personale, con tutti i suoi aspetti fastidiosi. Infatti, alcuni professionisti preferiscono cercare un accomodamento, tenendo separate le parti e negoziano al posto loro per scambiare concessioni reciproche. Questo è il classico schema della transazione tra avvocati, conosciuta da tutti e confusa da molti con la mediazione.

Il metodo alternativo – la mediazione stragiudiziale facilitativa – consiste invece in:

  1. Mettere da parte il problema.
  2. Mettere insieme le persone.
  3. Ristabilire un dialogo costruttivo, basato sul riconoscimento reciproco.
  4. Cercare opzioni con cui risolvere il problema solo da questo punto in poi.

La mediazione facilitativa richiede un impegno congiunto e un lavoro svolto faccia a faccia dai diretti interessati, insieme con i loro avvocati.

Il mediatore sollecita le parti e i loro avvocati con domande che li aiutano a scoprire gli aspetti più delicati e più fastidiosi del conflitto, ma proprio per questo più importanti.

L’attenzione delle parti si sposta sugli elementi più profondi della lite e il mediatore promuove un cambiamento, che spaventa ma che è anche l’unico modo per uscire dal malessere causato dal conflitto.

Insomma, il mediatore suscita un cambiamento di prospettiva; cioè cambia il punto di vista delle persone, aiutandole a vedere informazioni nuove.

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Il cambiamento è il punto di partenza, il percorso e il risultato

Una mediazione facilitativa inizia a produrre risultati dal momento in cui ciascuna persona coinvolta nel conflitto ripete ad alta voce le preoccupazioni, le emozioni e gli interessi dell’altra parte, cioè il modo in cui l’altro cerca la propria soddisfazione nella relazione.

La cooperazione inizia quando ciascuno si mette nei panni dell’altro.

Il mediatore aiuta le parti a compiere questo cambiamento enorme, che conferisce alle persone un grande potere:

copertina

Testo del 18.11.2023.