Mediazione e Responsabilità Medica e Sanitaria

Aspetti giuridici della responsabilità sanitaria

La L. 24/2019 ha introdotto disposizioni specifiche in tema di sicurezza e di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie. La norma qualifica la responsabilità tanto della struttura sanitaria, che risponde a titolo contrattuale, quanto del professionista, che risponde a titolo extracontrattuale, a meno che non abbia stipulato con il paziente un contratto di prestazione d’opera professionale: in tal caso la responsabilità del medico è di natura contrattuale.

Nel caso in cui il paziente agisca nei confronti della struttura sanitaria, il paziente può limitarsi a contestare l’inadempimento contrattuale, fornendo la prova del contratto; quindi spetterà alla struttura sanitaria provare, a propria difesa, di aver adottato la diligenza professionale (maggiore della cosiddetta diligenza normale) nell’esecuzione della prestazione oppure di essere incorsa nell’impossibilità di fornire la prestazione stessa.

Se il paziente agisce (anche) nei confronti del professionista, il paziente deve provare la colpa o addirittura il dolo del professionista. Spesso in tali casi ci si riferisce alle raccomandazioni contenute nelle linee guida e alle buone pratiche clinico-assistenziali esistenti in relazione alle varie tipologie d’intervento.

La normativa ha introdotto due filtri di procedibilità di una causa ordinaria, uno alternativo all’altro, a scelta dell’avente diritto ad agire:

Il danneggiato ha il diritto di azione diretta nei confronti dell’impresa di assicurazione che copre la struttura sanitaria o il professionista, con obbligo di chiamare comunque in causa anche la struttura e il professionista (litisconsorzio necessario). La struttura santiaria, a sua volta, può esperire l’azione di rivalsa nei confronti del professionista. Infine, il pubblico ministero contabile (la Corte dei conti) può esperire azione di responsabilità amministrativa nei confronti del professionista sanitario, dipendente della struttura sanitaria pubblica, per danni patrimoniali arrecati alla struttura stessa.

La mediazione dei conflitti per responsabilità medica e sanitaria

La mediazione civile è un percorso di comunicazione guidata da un mediatore, che aiuta le parti a parlare dei loro interessi sostanziali e delle loro emozioni, abbandonando le posizioni di principio.

La mediazione civile consente di comporre efficacemente le liti in campo sanitario perché le cause in questa materia sono estremamente complesse, come spiegato qui sopra, tanto per l’accertamento della responsabilità quanto per l’iter processuale: due aspetti del diritto che alzano un muro tra il paziente e i sanitari; un muro già costruito dalla delusione e dalla rabbia che tutti (tanto i medici quanto i malati) provano quando qualcosa non va per il verso giusto in sala operatoria. La mediazione, invece, semplifica il confronto, ricostruendo il dialogo empatico tra le parti, affinché i pazienti si sentano ascoltati da quei sanitari che potevano sembrare distanti, ma che possono essere sovraccarichi di lavoro e preoccupati per gli esiti conflittuali delle condizioni patologiche gravi dei loro pazienti. Inoltre, la mediazione consente agli avvocati dei pazienti e dei sanitari, parallelamente al dialogo tra i protagonisti stessi, di confrontarsi trasparentemente sul profilo giuridico, prevedendo l’impostazione e gli esiti possibili di una causa, per prevenire azioni potenzialmente infruttuose o decisioni giudiziali difficili da sopportare.

Le emozioni sono responsabili di molti conflitti, soprattutto di quelli basati sulla delusione delle aspettative e sui malintesi, come accade proprio nei rapporti di responsabilità professionale. Perciò il mediatore aiuta le parti a trattare argomenti apparentemente sconnessi dal diritto, ma utili a definire i significati profondi del conflitto.

I pazienti e i loro familiari, da una parte, ripongono fiducia e speranza nell’operato dei medici e dei sanitari che, d’altra parte, sono esposti a rischi professionali elevati, proprio perché i loro pazienti sono esposti a rischi elevati per la salute: i due rischi sono connessi ed è facile attivare un conflitto quando qualcosa va storto in ospedale, ma è più difficile riconoscere le posizioni comuni. A volte i sanitari, dopo aver dedicato cura e fatica inutili, con frustrazione, reagiscono alzando un muro nei confronti dei pazienti, mettendosi sulla difensiva, per proteggersi dagli attacchi di chi, invece, aggredisce i medici per la rabbia e per la delusione di un esito negativo o addirittura di un lutto. Entrambi (medici e pazienti) soffrono e cercano di proteggersi dal dolore, ma inconsapevolmente lo fanno incrementando il disagio altrui. Riconoscere le emozioni è una competenza determinante per risolvere questi conflitti perché consente di sgombrare il campo dalle componenti emotive e, anzi, consente di elaborarle, facendo parlare le persone di sentimenti importanti nei momenti di crisi.

La mediazione è un dialogo informale che serve innanzitutto a riportare le parti su un terreno comune, e che le aiuta a recuperare una prospettiva comune, se si rispetta qualche regola che faciliti le discussioni. Gli avvocati delle parti sono determinanti durante lo svolgimento della mediazione perché possono riattivare la razionalità dei loro assistiti, se comprendono i vantaggi del negoziato, ma possono anche accentuare la litigiosità, se mantengono un atteggiamento duro nei confronti delle persone e delle intenzioni delle persone.

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Testo del 10.12.2019.